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Archeologia

Abitato fin dalla preistoria, l’Abruzzo è più conosciuto in epoca protostorica per la grande varietà di genti che lo popolavano, unite da un territorio per lo più montano e collinare e da attività economiche sulle quali prevaleva la pastorizia, mentre lungo la costa adriatica i commerci via mare erano molto vivaci, specialmente con le popolazioni illiriche grecizzate. Da un punto di vista archeologico, le culture marine risentivano di questi influssi, mentre quelle dell’interno avevano contatti più stretti con ambienti paleoveneti, laziali e campani.

Nel VI secolo a.c. l’organizzazione sociale ed economica dell’antico Abruzzo era ancora di tipo tribale e legata alla pastorizia.

Dagli scrittori latini e dagli scavi archeologici si deduce che non esistessero grandi città ma centri minori legati in una sorta di federazione di popolo e comunque posti lungo le grandi vie di transumanza Verso il IV secolo i centri si evolvono in forme urbane più complesse, cinte da grandi muraglie in pietra Alleati di Roma contro i Sanniti nel IV secolo a. C., questi popoli se ne discostano nel 90 a. C., scontenti dei trattamento dei Romani nei loro confronti e, assieme agli altri popoli italici, daranno vita alla guerra sociale, forse il pericolo più grande nella storia di Roma repubblicana.

L’adesione a Roma comportò la creazione di numerose città, anche se il dualismo tra i centri di montagna e quelli marittimi dovette perdurare.

Con il crollo dell’impero romano, la regione fu assoggettata dai Bizantini, poi dal Longobardi dell’Italia meridionale (Langobardia minor), infine dai Franchi.
Mentre non molto è giunto fino a noi della produzione artistica dell’epoca bizantina, le continue scoperte dell’Abruzzo longobardo fanno prevedere sviluppi interessanti per gli anni a venire.

Nel museo nazionale di Chieti sono conservati molti reperti archeologici provenienti dai territori abruzzesi e molisani. Fra questi va ricordata anzitutto l’interessante statua, che si fa risalire alla seconda metà del vi sec. a.c., denominata “Guerriero di Capestrano” dal luogo di ritrovamento.